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L’agricoltura produce energia di qualità sotto forma di derrate alimentari. A sua volta anche lei ha bisogno direttamente e indirettamente di energia. L’energia diretta, sotto forma di carburanti, combustibili o elettricità, permette di far funzionare e di utilizzare macchine ed edifici agricoli. Quella indiretta, ovvero l’energia grigia, serve per ottenere mezzi di produzione (p.es. foraggio e concimi) e per l’infrastruttura (p.es. edifici e macchine). La maggior parte di questa energia è di origine fossile. Nell’ambito della trasformazione del sistema energetico, anche l’agricoltura è chiamata a contenere per quanto possibile il suo fabbisogno energetico e a coprirlo sempre più attraverso fonti rinnovabili. Grazie a una produzione vegetale e animale adeguata al luogo, inoltre, può accrescere la sua efficienza.

Lieve calo del fabbisogno energetico diretto

Secondo i dati attuali provenienti dal monitoraggio agroambientale (dati del 2017), il fabbisogno energetico diretto dell’agricoltura ammonta a circa 14 400 terajoule (TJ). Ciò corrisponde in media a 278 gigajoule (GJ) per azienda oppure a 13,7 GJ per ettaro di superficie agricola utile.

  • 5200 TJ (36 %) sono carburanti. A tal proposito il rapporto tra diesel e benzina è di 90:10. Mentre il consumo di diesel rispetto al 1990 è aumentato del 16 %, quello di benzina è pressoché dimezzato. Globalmente il consumo di carburante è lievemente aumentato, benché negli ultimi anni si constati una lieve tendenza al calo.

  • 4600 TJ (32 %), sono combustibili fossili. Le quote di olio combustibile e gas ammontano rispettivamente al 45 e al 55 %. Rispetto al 1990 il consumo di olio combustibile è diminuito del 65 %, mentre quello di gas è aumentato del 20 %. Ne deriva una flessione totale del 28 %. Circa il 30 % del consumo di combustibili è riconducibile al riscaldamento delle stalle nella produzione animale (in particolare nella detenzione di suini e di pollame), mentre il 70 % è dovuto alle serre. In questo comparto, tra il 1990 e il 2017, l’impiego di vettori energetici fossili ha segnato un calo di quasi un quinto, tenendo conto dell’aumento della superficie destinata alle serre di quasi un quarto.

  • L’elettricità detiene una quota di 3500 TJ (24 %). Il consumo di elettricità per essiccatoi, riscaldamento dell’acqua, aerazione e climatizzazione della stalla, impianto di mungitura e raffreddamento del latte, eccetera ha segnato un importante aumento tra il 1990 e il 2006. Da allora è in calo. Attualmente è ancora superiore del 10 % rispetto al 1990.

  • 1100 TJ (8 %) del fabbisogno energetico diretto sono coperti tramite le energie rinnovabili. Si tratta del quantitativo di energie rinnovabili prodotto e nuovamente utilizzato direttamente dall’agricoltura (cioè senza immissione nella rete). Nel 1990 si attestava a circa 500 TJ. La quota è quindi ancora esigua, ma è in continua crescita e negli ultimi anni in maniera significativa.

Complessivamente, tra il 1990 e il 2017, il fabbisogno energetico diretto è diminuito del 4 %.

Produzione di elettricità nelle fattorie svizzere

In relazione al fabbisogno energetico si rileva anche l’utilizzo di elettricità e di energie rinnovabili nelle aziende agricole. I dati sulla produzione di energie rinnovabili sono disponibili altrove. Secondo la statistica sulle energie rinnovabili e le rilevazioni del mercato per l’energia solare, nel 2017 la produzione di elettricità nelle fattorie svizzere è ammontata a circa 1475 TJ da fotovoltaico e a circa 450 TJ da impianti di biogas (UFE 2018 e UFE 2013 – 2018). Ciò corrisponde in totale a ben la metà del fabbisogno elettrico dell’agricoltura. Dal 2011 circa la produzione è in netta crescita. Se ne deduce che la maggior parte dell’energia prodotta è immessa nella rete elettrica.

Incremento dell’energia indiretta

Si ottiene un quadro completo del fabbisogno energetico agricolo soltanto se si considera anche l’energia indiretta. Vi rientrano le voci seguenti (anche dati del monitoraggio agroambientale del 2017).

  • 4100 TJ sono utilizzati per l’approntamento di energia diretta. In questo settore rientra principalmente il fabbisogno energetico correlato all’estrazione e alla raffinazione del petrolio nonché alla produzione di elettricità, la cui evoluzione è analoga a quella del fabbisogno energetico diretto.

  • 4000 TJ sono riconducibili ai concimi minerali utilizzati. Rispetto al 1990 si registra un calo di quasi il 40 %. La flessione è avvenuta negli anni ‘90. Da allora si osserva una tendenza stagnante.

  • 11 200 TJ sono importati tramite gli alimenti per animali. Dal 2000 il volume è aumentato esponenzialmente. Nel 1999 era pari a 3000 TJ, mentre ora si tratta di 3,8 volte tanto.

  • I 400 TJ contenuti nei prodotti fitosanitari e nelle sementi di cereali importate sono trascurabili dal profilo energetico.

  • Infine 11 000 TJ rientrano negli edifici agricoli, soprattutto nelle stalle, e 9100 TJ nelle macchine. Rispetto al 1990 il volume energetico degli edifici è calato del 10 %, quello delle macchine è invece aumentato del 16 %. La diminuzione per gli edifici è avvenuta negli anni ‘90, da allora il livello è stabile. Negli ultimi dieci anni l’energia necessaria per le macchine ha segnato, dopo un aumento iniziale, una tendenza al calo.

Complessivamente ciò costituisce un volume di 39 900 TJ di energia indiretta, di cui la metà è necessaria per l’approntamento dei mezzi di produzione e per l’infrastruttura. Ciò corrisponde circa a 2,8 volte il fabbisogno energetico diretto. Rispetto al 1990 l’aumento è pari al 15 %.
 

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Tendenza al calo per l’efficienza energetica

Il fabbisogno energetico totale dell’agricoltura svizzera, costituito dall’energia diretta e da quella indiretta, ammonta a 54 300 TJ. Ciò corrisponde a 1050 GJ per azienda e a 52 GJ per ettaro di superficie agricola utile. Si tratta di nuovi picchi. Nel 1990 l’intero fabbisogno energetico ammontava a 49 500 TJ e nel 1999 si era potuto abbassarlo a 46 400 TJ. Da allora è in aumento. A tal proposito anche la produzione di energia alimentare agricola è incrementata. Nel 1990 l’energia digeribile dei prodotti agricoli è ammontata a 21 800 TJ, mentre attualmente si situa a 23 500 TJ. Le oscillazioni annuali delle condizioni meteorologiche influiscono in maniera decisiva sul processo. Il valore più basso è stato toccato nel 1999 con 21 300 TJ, quello più elevato nel 2011 con 24 700 TJ. L’efficienza energetica, definita come rapporto tra output e input di energia, si attesta quindi attualmente attorno al 43 %. In altre parole, per produrre 1 joule (J) di energia per l’alimentazione umana sono necessari in media 2,3 J.

Rispetto al 1990 l’input di energia è aumentato del 10 % e l’output dell’8 %, da cui risulta un calo dell’efficienza del 2 %. Negli ultimi dieci anni i valori più elevati si sono attestati attorno al 47 % (negli anni 2011 e 2014). Il valore migliore è stato raggiunto nel 2000 con un’efficienza del 50 %. L’efficienza energetica più bassa registrata risale al 2016 (41 %). Negli anni ‘90, quando le curve dell’input e dell’output di energia si sono avvicinate, l’efficienza ha segnato una progressione. Da allora lo scarto è nuovamente cresciuto e l’efficienza energetica è diminuita. L’obiettivo dell’agricoltura deve essere di invertire nuovamente la tendenza negativa a livello dell’efficienza. Per raggiungere valori dell’efficienza superiori al 50 %, si dovrebbe ridurre considerevolmente l’input energetico al di sotto delle 50 000 TJ. Varie possibilità per conseguire tale obiettivo sono presentate nel rapporto in adempimento del postulato Bourgeois 13.3682 (Consiglio federale 2017), in cui si rimanda anche agli strumenti esistenti della politica energetica, climatica e agricola.
 

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Consulenza energetica per aziende agricole

Il Canton Argovia è stato pioniere in questo settore; da novembre 2015 offre un’apposita consulenza energetica alle aziende agricole. Il servizio comprende un’analisi del consumo di elettricità e di combustibile degli edifici agricoli e degli impianti a opera di un consulente accreditato, in cui è esaminato anche il potenziale per la produzione di energie rinnovabili. I risultati, incluse le proposte di misure, sono esposti in un breve rapporto. Un servizio paragonabile è stato introdotto l’anno successivo nel Canton San Gallo, con un incentivo supplementare: per l’attuazione di misure con un periodo di ammortamento fino a quattro anni, alle aziende è assicurato un sostegno finanziario. L’importo è pari al risparmio energetico atteso.

Altri Cantoni hanno iniziato a occuparsi di consulenza energetica per l’agricoltura. Nel 2017 il Canton Berna ha autorizzato un progetto pilota di due anni per chiarire il potenziale di una consulenza energetica capillare. A tal proposito INFORAMA e SSAFA hanno registrato il consumo energetico di 50 aziende agricole mediante uno strumento di rilevazione sviluppato a tal fine. Il campione rispecchiava la varietà delle aziende, ma non era rappresentativo, in quanto si trattava di aziende comparativamente grandi. Il consumo energetico medio registrato per azienda era, con 517 GJ, nettamente superiore alla media svizzera. La quota del consumo di elettricità, pari al 24 %, corrispondeva all’incirca ai dati nazionali, mentre con il 43 % la quota del consumo di carburante era superiore alla media. Da ulteriori analisi eseguite in tre aziende è emerso, a livello dell’energia diretta, un potenziale di risparmio dell’ordine del 13 – 18 %.

Il progetto CEPAR (Conseil énergétique pour la Suisse romande) di AgroCleanTech è attuato in stretta collaborazione con i colleghi del Canton Berna. Nel quadro di un progetto di consulenza finanziato dalla Confederazione, che si svolge dal 2019 al 2021, è sviluppato un metodo unico per la consulenza energetica agricola nei Cantoni della Svizzera romanda, è allestito materiale per la formazione e la consulenza, sono abilitati consulenti ed è promossa la consulenza energetica tra i contadini. A differenza di quanto avviene nei Cantoni di Argovia e San Gallo, non s’intendono reclutare i consulenti nel settore energetico, bensì nell’agricoltura. Inoltre la consulenza dovrebbe comprendere anche le attività all’aperto, ovvero il consumo di carburante causato dalle macchine agricole.

Le prospettive di sviluppo dei servizi sono promettenti. Considerato che l’energia diretta rappresenta soltanto un quarto dell’intero fabbisogno energetico dell’agricoltura, anche il fabbisogno energetico indiretto dovrebbe essere esaminato dalla consulenza. Le aziende potrebbero, per esempio, essere accompagnate nell’ottimizzare la produzione vegetale e quella animale, in modo che sia sufficiente un input minimo per esempio di concimi minerali e di foraggi concentrati. Inoltre occorre riflettere su come si possa concentrare l’attenzione sulla singola azienda, abbracciando una prospettiva sovraregionale e regionale. In tal modo si aprirebbero possibilità supplementari riguardo al risparmio energetico e al passaggio a vettori energetici rinnovabili, per esempio tramite una logistica comune, comunità di produzione energetica e di consumo nonché un migliore sfruttamento del potenziale di produzione naturale di un sito. Infine l’efficienza energetica nell’agricoltura non dovrebbe essere soltanto ridotta a singoli strumenti e applicazioni, bensì essere inclusa e ottimizzata in quanto rapporto tra il consumo energetico e la produzione di derrate alimentari. Si ottiene in particolare un miglioramento dell’efficienza grazie alla transizione dalla produzione animale a quella vegetale, poiché per ottenere una caloria animale sono necessarie numerose calorie vegetali. Tutti gli attori lungo la catena del valore hanno quindi una grande responsabilità.

Bibliografia

UFE (editore) 2018: Statistica svizzera delle energie rinnovabili. Edizione 2017.

UFE (editore) 2018: Indagine di mercato sull’energia solare 2012 – 2017, Statistica parziale della statistica svizzere delle energie rinnovabili.

Consiglio federale: Fabbisogno energetico dell’agricoltura svizzera: stato attuale e possibili miglioramenti. Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 13.3682 Bourgeois. pag. 26.

Daniel Felder, UFAG, Settore Sistemi agroambientali e sostanze nutritive, daniel.felder@blw.admin.ch

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